Un grifo in chiave di fa

Stefano Ragni prosegue l'intervista a Mario Belati


Sono passati due anni da quando ho incontrato Mario Belati ed ho conosciuto un pezzo di storia imprenditoriale perugina datata 1900 ed andata nel dimenticatoio. Eppure è qualcosa di cui la comunità cittadina dovrebbe andare fiera. Non importa, oggi siamo ancora in tempo per ripristinare una memoria non lontana: quando la ditta-stabilimento musicale "Tito Belati" iniziava la sua parabola, l'acropoli della città conosceva l'attuale sistemazione che tutti i turisti ammirano: il balcone dei giardinetti, lo spazio immenso che si apre sotto gli occhi dei visitatori, il polmone verde del paesaggio, ora percorso dai voli Rayan-air, che pulsa e palpita come un mare silenzioso. Le curiosità musicali che l'incontro a Palazzo Calderini con l'erede dei Belati mi ha stimolato e mi hanno spinto ad approfondire uno degli aspetti più vicino ai miei interessi, quello sul giornale "L'Amico dei Musicisti" edito dallo Stabilimento musicale e secondo la mia interpretazione, pensato da Tito Belati in chiave mazziniana come strumento di educazione popolare. E queste mie scoperte le ho volute raccontare in un libro promosso dal Dipartimento di Culture Comparate dell'Università per Stranieri di Perugia, edito in dicembre dall'editore Guerra.
Ora mi ritrovo a parlare con Mario Belati negli attuali uffici della sua Casa Editrice circondato da foto e immagini storiche che di nuovo stimolano la mia curiosità di ricercatore musicale. E mi viene spontanea questa domanda:

Cosa si è realizzato di nuovo delle idee espresse nella parte conclusiva dell'intervista del 2008?

Due anni sono lunghi ed ho potuto sviluppare molte attività. Per quanto riguarda la Casa Editrice ho collaborato con il Comitato promotore del Fondo Storico Bande Musicali per recuperare lo spirito di Pietro Franceschini che sarà ricordato tra poco tempo con una pubblicazione sulla storia di un musicista, dotato di una grande sensibilità ed a cui mi sento legato da un ricordo di vera amicizia. Collaborando sono tornato ad immergermi in una storia lunga oltre un secolo ed a rielaborare i fondamenti che ho condiviso negli anni '80, riassaporando le esperienze che allora, insieme a Franceschini, posero il nostro marchio in una traiettoria che, ho scoperto, ci ha consentito ancora una volta di anticipare i successivi andamenti del mercato bandistico.
Ho potuto così valutare i diversi passaggi della vita della Casa Editrice approfondendo i "perché" e, soprattutto, i "come" essa abbia saputo incidere profondamente non solo sugli aspetti della "musica di consumo", ma anche su quelli più profondi ed ampi della cultura musicale. Aspetti che nel tuo libro hai voluto chiamare "strumenti di educazione popolare". Ed in tutto questo lavoro ho sentito più che mai l'assenza di un interlocutore attento come Franceschini che aveva il dono di tradurre e semplificare ogni problema o dubbio.

Dai tempi di Franceschini a oggi siamo passati letteralmente dalla penna e calamaio al computer.

In effetti il primo passo è stato obbligato dalle attuali tecnologie della comunicazione e quindi abbiamo realizzato un sito web della Casa editrice ed un Canale YOUTUBE per rendere disponibili le musiche.
Ma la decisione più ponderata è stata la scelta dei contenuti; infatti abbiamo messo l'Archivio Musicale Storico al centro del programma di rilancio del marchio. Perché siamo la più antica Casa editrice di musica per banda ancora in attività ed un patrimonio di cultura musicale deve essere mantenuto vivo e non chiuso nelle bacheche di un museo. E poi perché sono fermamente convinto che, al di là delle differenze di organico e di strumentazione, le bande per essere rappresentative di un modo di fare musica e di mantenere la fidelizzazione con il loro pubblico devono avere una "sezione classica" nel loro repertorio.
E quando parlo di "classica" non intendo riferirmi alla musica classica generalmente intesa, ma alla "loro" musica classica a partire dalle marce, di tutti i generi, passando per i ballabili ed andando verso il genere da concerto, con musiche originali e trascrizioni.
Basta vedere a "Ballando sotto le stelle" come Beppe Fiorello per la sua esibizione abbia scelto un"tango classico" e non una musica "a tempo di tango". Questo significa solo che l'espressione "classico o classica" si addice ad ogni tipo di musica e la banda la sa proporre come una dominante, anche in assenza di voci e cantanti. Ed è in questa visione che ritengo che le composizioni per banda del primo novecento abbiano una loro attualità "classica", come un valzer di Strass o la Marcia di Radetzky. E qui voglio ricordare alcuni passaggi che ritengo importanti della mia passata esperienza di editore per non essere frainteso ed essere considerato "non moderno". Quando alla fine degli anno '70 mi accinsi ad allestire nuove pubblicazioni dissi a Franceschini: ma queste edizioni sono tristi!!!! Un Maestro deve avere uno stimolo visivo nel prendere in mano una nuova partitura, e poi dal leggio si deve capire che suonano una nostra edizione.
Pietro mi rispose: ma sono tutte così, anche quelle estere che costano molto, seppure più dignitose delle nostre. Io feci fare qualche prova: il risultato è che nelle nostre pubblicazioni il colore è diventato un nostro alleato, con lo slogan "quando l'editoria è immagine e contenuti". Oggi sono tutte così.
E la stessa cosa è successa per il formato delle parti da concerto. Le dimensioni erano immutabili!
Ma per mantenere prezzi competitivi occorreva adeguare il formato agli standard tipografici di quegli anni. Fu fatto e non si lamentò nessuno.
Oggi i formati si sono adeguati alle caratteristiche richieste dalle nuove tecnologie.

Esiste comunque uno "zoccolo duro" delle tradizioni bandistiche, quel suono inconfondibile, quella beffarda marcetta con cui, tanto per farti un esempio, Roberto Benigni si presenta al pubblico.
Per quanto riguarda la nostra regione, l'Umbria, intendo riferirmi allo splendido volume realizzato da Amedeo Massetti sulla storia della banda di Umbertide, una pubblicazione destinata a durare decenni, come documento di "microstoria". Sfogliando le tante pagine si legge di come il complesso a fiati di un piccolo borgo agricolo della Stato della Chiesa ha seguito tutte le vicende cittadine, dall'Italia Unitaria, al fascismo, alla Resistenza, alla prima Repubblica.
Analogamente Stefano Vicarelli sta dando alle stampe un altro testo fondamentale per la civiltà sonora umbra: è la storia della banda di Ponte Felcino, sobborgo ai piedi della collina perugina. Cento anni tondi dal rogito notarile con cui fu sancita la sua fondazione, ma prodromi precedenti sono storicamente accertabili. Non a caso Umbertide e Ponte Felcino condividono l'affacciarsi sul medesimo corso d'acqua, il Tevere. E ambedue sono accomunate dal fatto di essere passate dalla condizione di piccolo centro contadino ad agglomerato industriale, fiorente fino ai giorni della crisi.
E non è solo questione di dati storici e ambientali, perché la banda oggi, "ancora va". Leggi in questa chiave il recentissimo libro di Andrea Vitali, Almeno il cappello. E' un successo, quarta edizione, centomila copie tirate in pochi mesi. Ed è la storia, più o meno realistica, dei componenti di una banda musicale del territorio del lago Maggiore: sonatori di cornetta, flicorno, bombardino, sullo sfondo degli anni ruggenti del fascismo. Aprilo con la certezza di poter dire: "la banda va là dove batte il cuore".

Va bene, la metti sul patetico. Io che ho i piedi in terra ti dico che, per rimanere alla nostra situazione e per rifarmi sempre alla grande lezione di Franceschini, un successivo passaggio della nostra operatività si riferisce allo slogan "l'evoluzione nella tradizione": dissi a Pietro, accanto al repertorio "classico" proviamo ad inserire un repertorio più moderno come ispirazione musicale, trattiamo i temi con arrangiamenti e strumentazioni ripescati da altri generi musicali e sentiamo come suonano!
Devo dire che l'esperienza è stata positiva ed il mercato ci ha seguito e quei pezzi oggi, se non sono considerati "classici", sono almeno "ever green".
Nelle fantasie da trascrizioni di musica classica e lirica ho osato di più, unendo autori e passaggi da composizioni diverse per ricreare una nuova composizione e non solo per mettere in fila citazioni di brani famosi. E su questo non nego che il successo musicale non è arrivato come avevo sperato, ma, come ricordavo nella precedente intervista, mi ha compensato il pianto di Renato Carosone quando ha sentito la prova di incisione, ancora su nastro, ed ha esclamato a Deodati: "Grazie, le mie canzonette sono diventate una sinfonia". E Carosone di musica classica se ne intendeva davvero!
Una diversa avventura è stata la realizzazione della Collana Discografica pensata su due obiettivi: la documentazione musicale e la didattica.
Almeno il primo è stato centrato, se pensiamo che ancora oggi arrivano richieste (complice la registrazione non digitale!!) e, dall'estero, la domanda di una ristampa su LP. Per la didattica, invece, forse era troppo presto perché i Maestri adoperassero in sala prova i supporti audio.
Certo è che a nessuno di noi, tanto meno al Maestro Marini, venne in mente la pubblicità "dei 90 secondi" per far conoscere il pezzo riprodotto!!!! Ed era già pronto il menabò per la seconda serie di altri 8LP, ma i miei impegni mi costrinsero a voltare pagina.

Un grande manager dello Stato, il fondatore di Gens Italica Network si ritira come un Cincinnato sulla collina di Burgiano, ritrovando intatti i sapori e gli odori della biolche di terra dei nonni. Io non credo che tu sia uomo da tirare in remi in barca. Piuttosto sono certo che, come mi dicevi due anni fa, vuoi travasare le tue esperienze di uomo dei Ministeri nel variegato mondo della banda.

E' vero. Una esperienza, quella degli anni '80 quando lavoravo in banca, che mi spinge a ripropormi oggi su tutte altre basi, ma con lo stesso impegno,ed a tentare una via diversa che si basa sul coinvolgimento della riscoperta di autori e composizioni da parte della nostra clientela e dei nostri amici, affiancandoci anche alle iniziative che il Fondo Storico Bande Musicali sta assumendo a favore della cultura bandistica.
Non a caso sul sito web il nostro Archivio si apre con una sezione dedicata ai compositori; nella generalità sono tutti Maestri di banda di grande valore artistico e sociale. Non bisogna infatti dimenticare che nei paesi e nelle città di inizio secolo scorso la banda si affiancava alle principali espressioni dei servizi sociali essenziali, dal medico al farmacista, dalla scuola alla caserma dei Carabinieri. E come dimenticare che le bande dei reggimenti delle Forze armate erano le più numerose e popolari formazioni musicali stabili sul territorio? Ed erano tutte pagate dallo Stato!!!!
Ma questa sezione è anche un omaggio al nonno Tito che, prima di fondare l'azienda, è stato un operoso e girovago maestro di bande civili e militari fino alla fine dell' ‘800. Un ulteriore omaggio alla memoria della sua cultura mazziniana parte dalla rilettura dell'Amico dei Musicisti, giornale da lui fondato, che verrà fatta seguendo un progetto innovativo che è ancora nel pensatoio, ma che vedrà il nostro sito web come protagonista di una nuova storia di cultura, dibattito, informazione.


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