INNI E CANTI PER L'ITALIA UNITA


Giacomo Santucci scriveva nel 1983
L'affermazione dei complessi bandistici poteva sì favorire la riscoperta di una tradizione, ma, al tempo stesso, riproporre il discorso del ruolo della musica nel nostro essere uomini, che si chiedono in continuazione il perché la vita valga la pena di essere vissuta. E con ciò, il fine di noi stessi, il quale, anche quando può risultare estremamente semplice e ridotto rispetto alle grandi visioni, è sempre da inneggiare.
In questo quadro, gli inni sono anch'essi parte di noi stessi, siano essi espressione di carattere religioso, patriottico, civile, sociale. Quei Valori, cioè, verso i quali costantemente tendiamo per realizzarci sempre più come uomini liberi e, quindi, sempre più razionali anche nelle nostre scelte nell'innaggiare.

Dalla copertina dell'LP Inni della Collana Dimensione Banda – Fonit Cetra

INNO NAZIONALE 1847

Testo di Goffredo Mameli - Musica di Michele Novaro
Era poeta giovanissimo Goffredo Mameli che nella sua Genova si impegnava a venti anni nelle lotte risorgimentali e proprio a Genova nell’autunno del 1847 nasce il suo inno Il Canto degli Italiani, musicato di li a poco a Torino da Michele Novaro.
Erano gli anni in cui gli "inni" sbocciavano d’incanto grazie ai sentimenti sinceri ed entusiasti dei patrioti, spesso, per sostenere le rivolte e le battaglie delle loro città.
Ed in questa moltitudine creativa il Canto degli Italiani è la sola espressione, artistica e popolare insieme, risorgimentale sempre citata e ricordata per celebrare l’unità nazionale. Anche Giuseppe Verdi la introdusse nel suo Inno delle Nazioni a rappresentare l’Italia.
Naturale, quindi, che sia divenuto Inno nazionale, quasi fosse nato per questo.

Amintore Galli scriveva nel 1907
La santa primavera tricolore sorse tra ineffabili onde di canti; fra cento, fra mille di codeste spontanee espansioni di sentimento patriottico, una raccolse tutte le simpatie del popolo, - l’inno:
<Fratelli d’Italia,
L’Italia s’è desta,
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa, ......>
ecc.
Le parole di codesto peana sgorgarono dal cuore del Mameli, l’intrepido soldato, il bardo dei difensori di Roma, il Koerner ausonio.
Mameli fu appunto come Koerner, poeta e martire: E il voto, dopo quarant’anni, fu sciolto !
L’apostolo fu anche profeta !
Goffredo Mameli, come pure il compositore che vestì di musica l’inno <Fratelli d’Italia – L’Italia si è desta>, erano entrambi concittadini di Mazzini. Questo compositore, a nome Michele Novaro (1822-1885), non è conosciuto per altri titoli artistici, ma bastarono le note ch’egli sposò alle parole del Mameli a renderlo meritevole d’ammirazione e di perenne ricordanza. – La melodia plastica, marziale, ha qualcosa di fatidico e si imprime profonda nella memoria delle masse.

Da L’Amico dei Musicisti agosto 1915

Le esecuzioni bandistiche

INNO NAZIONALE
Mameli/Novaro – Strum. A.Franceschelli
Grand’Ensemble – Orchestra di fiati di Perugia
Direttore Maestro Andrea Franceschelli
Tratta dalla Collana discografica Dimensione Banda
pubblicata dalla FONIT CETRA nel 1983



INNO NAZIONALE ITALIANO Mameli - Novaro
Celebrazioni Verdiane:
Concerto al Teatro Morlacchi di Perugia del 12 ottobre 2013
Banda Musicale della Guardia di Finanza
Maestro Direttore Ten.Col. Leonardo Laserra Ingrosso
Esecuzione live estratta dal video del Concerto





Indice delle musiche


BELLA ITALIA ANCOR TI DESTA 1799

Stefano Ragni scriveva nel 1983
Il generoso Cimarosa scrisse di getto l’inno alla neonata Repubblica Partenopea (1799) "bella Italia ancor ti desta" per due soprani di concerto, cori e strumenti a fiato – due oboi, due clarinetti, due fagotti e serpentone. Cantata ufficiale della
libertà, come la definisce il Monterosso, la composizione era stata di poco preceduta da un inno patriottico "per lo bruciamento delle immagini dei tiranni da cantarsi per la festa del trenta Florile sotto l’albero della libertà". Opere queste che non giovarono alla popolarità del Cimarosa una volta restaurato, di lì a poco, il regno Borbonico (nel giugno dello stesso anno).
A nulla valse la dedica della cantata "no, che più lieto giorno" a Ferdinando "nostro amabilissimo Sovrano": spentasi l’illusione democratica, giustamente ignorato l’improvviso gesto riparatore, al musicista di Aversa toccò la via dell’esilio, seguito, poco dopo, dalla morte (1801).

Dalla copertina dell’LP Inni della Collana Dimensione Banda – Fonit Cetra

Le Celebrazioni di interesse nazionale

150° Anniversario dell’Unità d’Italia 2011
Al Palazzo Reale di Napoli la Mostra:
DA SUD Le radici meridionali dell’Unità Nazionale

Il titolo della Mostra, allestita nel Palazzo Reale di Napoli nell’ambito delle manifestazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, rivendica una posizione storica di non secondaria importanza: il contributo dei patrioti meridionali all’ideale dell’unità nazionale, e pone una data di inizio alle lotte risorgimentali, il 1799 e la costituzione della Repubblica Partenopea.
Infatti, le stanze espositive dedicate a tale evento erano allestite accanto a quelle che ricordavano lo sbarco dei Mille in Sicilia.
All’Archivio Storico Tito Belati è toccato il vanto di riuscire a portare per la prima volta in una Mostra del 150° la "voce" delle bande musicali che ha saputo armonizzarsi con l’esposizione per esprimere al meglio lo spirito risorgimentale. Questo avveniva mentre l’ANBIMA portava le bande in piazza in una grande manifestazione organizzata per celebrare il 150° a Firenze: la seconda Capitale italiana, in ordine temporale.
Da questa concomitanza l’idea di celebrare insieme il 200° della nascita di Giuseppe Verdi nel 2013 con la realizzazione del Progetto ANBIMA "LE MUSICHE DI GIUSEPPE VERDI E LE BANDE MUSICALI PER L'ITALIA UNITA" nato in collaborazione con l’Archivio Storico Tito Belati.
E nel Progetto prende vita la presente Iniziativa, Dall’Inno delle Nazioni a Sarajevo, la voce delle bande musicali per l’Italia unita, che intende celebrare nel più popolare spirito verdiano e bandistico il Centenario della Prima Guerra Mondiale.

Le esecuzioni bandistiche

BELLA ITALIA ANCOR TI DESTA
Domenico Cimarosa – Strum. P.G. Arcangeli
1799 - Inno per la Repubblica Partenopea
Grand’Ensemble – Orchestra di fiati di Perugia
Direttore Maestro Andrea Franceschelli
Tratta dalla Collana discografica Dimensione Banda
pubblicata dalla FONIT CETRA nel 1983

LA BELLA GIGOGIN 1858

di Paolo Giorza
Il compositore Paolo Giorza scrisse nel 1858 una delle più celebri canzoni popolari patriottiche dell’Ottocento.
L’idea fu quella di creare una canzone attingendo al più tradizionale repertorio di canti popolari lombardi e piemontesi con una musica orecchiabile e allegra ed un testo allusivo, ma ..... con discrezione.
La Bella Gigogin fu subito un successo, che prosegue anche oggi, ed i suoi motivi vennero stranamente usati dai Francesi e dagli Austriaci. Inoltre, in una nazione in formazione come l’Italia dominata dai dialetti e dai cantastorie locali, strofe o l’intera canzone vennero utilizzate adeguandole alle caratteristiche territoriali, senza però intaccarne il successo.
Ma quello che ci piace ricordare è che fu pensata per essere eseguita con le Bande musicali, tanto che fu cantata per la prima volta in pubblico il Capodanno del 1858 al Teatro Carcano di Milano nel Concerto offerto dalla locale Banda Civica diretta dal Maestro Gustavo Rossani: il successo fu tale che venne ripetuta ben otto volte.

Le esecuzioni bandistiche

LA BELLA GIGOGIN
Paolo Giorza – Strum. G.Stevan
Grand’Ensemble – Orchestra di fiati di Perugia
Direttore Maestro Andrea Franceschelli
Tratta dalla Collana discografica Dimensione Banda
pubblicata dalla FONIT CETRA nel 1982


INNO DI GARIBALDI 1859

Testo di Luigi Mercantini - Musica di Alessio Oliviero
L’Inno nasce in meno di un mese nel dicembre 1858 su diretta richiesta di Giuseppe Garibaldi a Luigi Mercantini, voluto dall’eroe dei due mondi quale inno di battaglia del nuovo Corpo dei Cacciatori delle Alpi.
Fu poi musicato dal compositore Alessio Olivieri, anche lui un Direttore di Banda militare. Forse per questa sua esperienza con le truppe, Olivieri riuscì a legare così bene le parole e le musiche che l’Inno è divenuto uno dei più eseguiti e duraturi della nostra storia, amato da tutti i regimi e da tutti gli italiani sulle piazze italiane ed estere.
Lo ricorda il musicista Amintore Galli in un suo articolo del 1907, ripubblicato nel periodico L’Amico dei Musicisti nell’agosto del 1915, quando scrive "Fu appunto quando si preparava l’epica spedizione dei Mille nella eroica Genova, che il poeta Mercantini, ispirato dal genio del Leonida Nizzardo, creò l’inno garibaldino . Nei versi non si accenna alla Sicilia, ma alla cacciata dello straniero, all’unità d’Italia, con la sua capitale di diritto: Roma".
E Galli prosegue: "L’onore di mettere in musica l’inno di Mercantini toccò ad un capomusica dell’esercito piemontese. Alessio Olivieri; questi, che aveva in petto un cuore di buon patriota, con poche note seppe guadagnarsi un alloro immortale ed un momento di gloria. ……. L’inno di Garibaldi segna ancora una fase dell’umano progresso; è, quest’inno prodigioso, il saluto e l’augurio ai redenti di domani e suggella il patto di un inevitabile e sacrosanto rinnovamento sociale."

Le Celebrazioni di interesse nazionale

150° Anniversario dell’Unità d’Italia 2011
Al Palazzo Reale di Napoli la Mostra:
DA SUD Le radici meridionali dell’Unità Nazionale


Il titolo della Mostra, allestita nel Palazzo Reale di Napoli nell’ambito delle manifestazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ha una eccezione nell’Inno di Garibaldi che ha costituito la colonna sonora dell’esposizione nelle stanze dedicate alla Spedizione dei Mille, "inno" nato come inno di battaglia dei Cacciatori delle Alpi. Ma la scelta è stata giustificata in quanto l’Inno di Garibaldi è quello più famoso e suonato in tutte le occasioni istituzionali, secondo solo all’Inno di Mameli.
L’esecuzione del Grand’Ensemble di Perugia, tratta dalla digitalizzazione degli LP della Collana Dimensione Banda, conserva intatto il fascino della registrazione in analogico degli anni Ottanta e, così, l’Archivio Storico Tito Belati ha fornito il supporto audio anche per questa parte della Mostra, confermando la vocazione delle Bande con le loro musiche a saper trattare e raccontare la "storia".
Le esecuzioni bandistiche

INNO DI GARIBALDI
L. Mercantini/A.Oliviero – Strum. A.Franceschelli
Grand’Ensemble – Orchestra di fiati di Perugia
Direttore Maestro Andrea Franceschelli
Tratta dalla Collana discografica Dimensione Banda
pubblicata dalla FONIT CETRA nel 1983

INNO DI GARIBALDI di Olivieri - Mercantini Versione Corale
Concerto nell’Auditorium di San Romano, Lucca del 25 aprile 2011
Filarmonica Gaetano Luporini di San Gennaro, Lucca
Con la partecipazione della:
Corale Giacomo Puccini di Grosseto,
Corale Città di Pistoia
Maestro Direttore e concertatore Giampaolo Lazzeri
Esecuzione live

INNO A ROMA (NUOVA VERSIONE DELL' INNO A DIANA DEL 1897)

Stefano Ragni scriveva nel 1983
Decisamente singolare il destino dell’Inno a Roma di Puccini, pagina nata per certi scopi e travolta da destini politici ben più grandi di chi l’aveva formulata.
Era stato pensato semplicemente come un "Inno a Diana", una marcia per "cacciatori", amici delle tante stragi di pennuti operate da Puccini, accanito cultore dell’arte venatoria. La pagina era venuta alla luce nel 1897 e il suo tema principale, secondo il Carner, preannunciava il canto di Ranuccio in lode a Firenze, nel Gianni Schicchi.
Nella sua pregevole biografia pucciniana Claudio Casini ha riassunto le tappe di trasformazione dell’Inno a Diana nella definitiva redazione dell’Inno a Roma.
Commissionata nel 1918 a Fausto Salvatori dal Comune di Roma e dal Sindaco Prospero Colonna la stesura letteraria dell’Inno, per la musica si era pensato a Mascagni. Ma il successo del trittico pucciniano fece optare per una scelta diversa. Terminato nel 1919, il lavoro ebbe una prima improvvida esecuzione in Piazza di Siena, il ventidue aprile dello stesso anno; un acquazzone disperse tutti, e la presentazione fu procrastinata al primo giugno, data in cui Alessandro Vessella diresse l’Inno allo Stadio Nazionale.
Dedicato a Jolanda di Savoia il brano conobbe l’ostracismo di Casa Ricordi; solamente nel 1923 Sonzogno si assunse la responsabilità della pubblicazione. Nel 1935 don Pietro Colonna, figlio di Prospero, eletto Governatore di Roma – come si diceva – fece eseguire l’Inno in apertura di uno spettacolo alle Terme di Caracolla, legando così la musica pucciniana ai destini del Regime: in quella stessa occasione il Comune di Roma acquistò, per 25.000 lire, il manoscritto originale.

Dalla copertina dell’LP Inni della Collana Dimensione Banda – Fonit Cetra

Le esecuzioni bandistiche

INNO A ROMA
G.Puccini/F.Salvadori – Strum. M. Mariconda
Grand’Ensemble – Orchestra di fiati di Perugia
Direttore Maestro Andrea Franceschelli
Tratta dalla Collana discografica Dimensione Banda
pubblicata dalla FONIT CETRA nel 1983

L'INNO DEI LAVORATORI 1886

Testo di Filippo Turati - Musica di Amintore Galli
L’Italia è unita, si passa alla difficile fase dello sviluppo di un paese ricco di disuguaglianze culturali e sociali. Iniziano così, dopo le lotte risorgimentali, le lotte di classe e L’inno dei Lavoratori diventa un simbolo della presa di coscienza degli operai.
L’Inno viene scritto dall’Onorevole Filippo Turati e musicato dal suo amico Amintore Galli: diviene famoso ed è ancora uno dei principali canti che accompagnano le manifestazioni storiche ed attuali, varcando anche i nostri confini.
In effetti, come spesso avviene nelle fasi concitate della lotta, nascono poi problemi sulla titolarietà musicale: forse è anche per questo che il musicista Ettore Mattioli, allievo ed amico di Amintore Galli, sente la necessità di precisare, al termine di un articolo pubblicato ne L’Amico dei Musicisti dell’agosto del 1915:
" .... vibra l’anima patriottica del romagnolo generoso (Amintore Galli), nemica di ogni oppressione, che si esalta ricordando il fervore onde s’accendevano i soldati dell’indipendenza cantando i dolori e le speranze d’Italia, - egli che nel 1866 abbandonava gli studi per arruolarsi con Garibaldi, - e che vent’anni dopo – pure negli uffici del Secolo (l giornale per cui scriveva Galli) – improvvisava sulle strofe dell’onorevole Filippo Turati i ritmi frementi dell’Inno dei lavoratori.
A proposito di questo Inno, il maestro ci scriveva nel febbraio 1910: Quando fu provato a Milano nell’aprile 1886, oltre la banda vi era – per così dire – un esercito di trombe e cornette schierate di fronte ad essa. Un effettone. Ne fu proibita l’esecuzione! ….. Allora! ….."
Di questi problemi vi è testimonianza anche in alcune strumentazioni per banda dell’opera. Infatti, e siamo nel 1915, la pubblicità sull’edizione dell’Inno dello Stabilimento Tito Belati riporta la dicitura N.N. in luogo dei nomi degli autori.


Le esecuzioni bandistiche

L’INNO DEI LAVORATORI
Turati – Galli Strum. A. Franceschelli
Grand’Ensemble – Orchestra di fiati di Perugia
Direttore Maestro Andrea Franceschelli
Tratta dalla Collana discografica Dimensione Banda
pubblicata dalla FONIT CETRA nel 1982

Le fantasie


I significati, le occasioni, le celebrazioni pubbliche e istituzionali hanno spinto gli autori, in particolare i compositori di musica bandistica, a creare fantasie delle arie e dei temi più popolari e rappresentativi della nostra storia risorgimentale e sociale. E’ un elemento di forza?
Si può solo ricordare come anche una canzone risorgimentale di grande successo quale La bella Gigogin è nata recuperando e integrando antichi canti popolari.

SUITE DI CANTI PATRIOTTICI DEL RISORGIMENTO ITALIANO

Le esecuzioni bandistiche

SUITE DI CANTI PATRIOTTICI DEL RISORGIMENTO ITALIANO
Autori vari
Concerto del 27 novembre 2011
Filarmonica Gaetano Luporini di San Gennaro, Lucca
Maestro Direttore Giampaolo Lazzeri
Esecuzione live



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